La Chiesa di Santa Maria Maddalena
Vista d'insieme dei ruderi della  chiesetta

Per comprendere l' importanza di questa chiesetta, posta in un terreno privato ai bordi della Dora, nel luogo dove presumibilmente sorgeva l' antico ponte Copacij, 

 opportuno ricordarsi com'era articolata la rete stradale nel XII secolo e riflettere sulla socie del tempo, sicuramente diversa da quanto trasmessoci dalla

tradizione romantica ottocentesca.  Innanzi tutto  opportuno spiegare che i motivi che portarono la confraternita dei Pontari alla decisione di costruire questa cappella,

sono indubbiamente legati al fatto che il ramo della Via Francigena transitante per Mazzè valicava la Dora in quel punto, ed era quindi necessaria una struttura

atta a prestare assistenza a pellegrini e mercanti. Difatti i viandanti medievali provenienti da Ivrea, dopo essere transitati da Santo Stefano a Candia, giungevano

al fiume percorrendo la Valle della Motta, intercettati prima dai gabellieri dei signori di Speratone e poi, in località Merenda Lunga, da quelli del conte di Mazzè

dopodiché, percorsa l' attuale Via San Michele, imboccavano Via Santa Maria sino alla strada del Fossale, Ora scomparsa, quindi contornavano le mura del ricetto e poi

valicata la porta Duriae, svoltavano in Via Santa Lucia percorrendola sino al fiume dove, passata la porta Pontis, venivano raggruppati in uno spiazzo contornato da mura,

qui pagavano il pontatico e poi s'incamminavano sulla Via de Mazato diretti a Santhià. In paese al momento di fondazione della cappella di Santa Maria Maddalena

 esistevano già le chiese dedicate al martire Gervasio ed a Santa Maria, quindi non vi era alcuna necessità di un altro edificio sacro al fine dell'assistenza religiosa alla

 popolazione locale. Lo scopo della confraternita dei Pontari era però quello dell' assistenza dei pellegrini e la salvaguardia del ponte Copacij, cosicché vennero

nella decisione di costruire questa chiesetta per meglio adempiere alla loro missione. Per trovare i prodromi della costruzione di Santa Maria

Maddalena opportuno risalire sino l' anno 1156, quando il signore di Mazzè, Guido IV conte del Canavese dona il Pons Copacij alla confraternita dei Pontari,

rappresentata da Joannis de Cozerio  ed Uberto di Mazato, i quali prendono l'impegno di assicurare la manutenzione del manufatto e di assistere i pellegrini in transito.

Molto probabilmente il conte decise di donare il ponte alla confraternita perché pressato dalle richieste del potente comune di Vercelli, ma da buon cristiano il nobile,

 nell' atto di donazione, chiese ai fratelli Pontari, oltre una modica somma di denaro,l' impegno ad elevare preghiere "pro remedio anima sua", frase che non

necessita di traduzione.  Qualche anno dopo, scomparso Guido IV ed espletata l’incombenza di recitare orazioni in sua memoria, Joannis de Cozerio, richiese al vescovo

d'Ivrea l' autorizzazione a far sorgere un ospizio nei pressi del ponte da poco acquisito, consentendo alla congregazione

di dedicarsi completamente all'assistenza  materiale e spirituale dei viaggiatori.

Nel 1161, il vescovo Pietro, sollecitato da Oberto da San Sebastiano e da Nicolao, canonico del capitolo della cattedrale, autorizzava Joannis da Cozerio,
magister della congregazione dei Pontari, a costruire un ostello, con l' unica limitazione di non edificare torri, non gradite al conte di Mazzè. Del progettato ospizio
però non si ha traccia e il Serra, nel suo lavoro sulle vie romane e romee del Canavese, ipotizza che i lavori non siano mai stati terminati, forse per la prematura
morte del capo della Congregazione. Nel 1209, a seguito di un'altra richiesta della confraternita dei Pontari, il presule d'Ivrea concede ai Pontari di costruire una chiesa
 titolata a Santa Maria Maddalena, forse per compensare l'ospizio mai realizzato. Ad onor del  vero nelle vicinanze della cappella, ancora oggi si possono vedere i vani di un
edificio che forse un tempo poteva essere un ospizio, ma disgraziatamente lo stabile fu demolito all' inizio del XX secolo,  e non possibile avere riscontri attendibili. 
Venendo alla chiesetta in questione ed ai pochi resti ancora visibili, si può ipotizzare che forse il sagrato era coperto da un porticato in legno  usato per il ricovero dei
viaggiatori, d' altronde una leggenda assicura che qui fu inumata la salma del conte Guido, morto alcuni decenni prima della costruzione dell'edificio. 
Sono ancora visibili l’abside ed alcuni tratti dei muri perimetrali nonché alcuni scalini colleganti l'unica navata con l'esterno. La visita  indispensabile per ammirare
un buon esempio di muratura romanica e la bella monofora, che un tempo illuminava l'interno della chiesetta, purtroppo  ora in  uno stato d'abbandono tale che
se non si provvederà rapidamente  a costruire un riparo di quel che resta, quasi sicuramente di Santa Maria Maddalena si perderà anche il ricordo.
 A conferma che a Mazzè  transitava uno dei rami della Via Francigena, ecco alcune considerazioni sulla titolazione della chiesetta, abbastanza inusuale in Canavese,
ma riscontrabile in varie maladieres poste sulla via dei pellegrini in Valle d'Aosta. Il personaggio di Santa Maria Maddalena, comunemente descritta nelle Sacre Scritture
come una prostituta pentita,  da sempre considerato alquanto ambiguo, e questo anche senza scomodare le ipotesi fantasiose ipotizzate  recentemente in un noto libro.
E' quindi verosimile che qualche attinenza  tra il personaggio di Maria Maddalena e la funzione della chiesetta a lei dedicata debba esistere, il che potrebbe
spiegare la sua collocazione. Nel basso medioevo si riscontrano vari casi di ospizi o maladieres dedicati a Maria Maddalena. luoghi in cui venivano ricoverati 
 i lebbrosi, al tempo malattia infamante, tanto da indurre alcuni ad affermare che questi poveri sofferenti fossero persone indegne di Dio. Nel nostro caso il transito
di pellegrini poteva certamente favorire l'arrivo di  malati bisognosi d' assistenza, tanto da giustificare la necessita di costruire un ricovero, senza dimenticare che
ad Ulliaco esisteva un ostello gestito dai monaci dell'ospizio del Gran San Bernardo, il quale però probabilmente svolgeva anche altre funzioni. In alterativa si potrebbe
presumere, ricordando chele comunità nelle quali erano ricoverate le prostitute pentite, erano anche queste dedicate alla Maddalena, che la titolazione fosse
dovuta alla presenza in quel luogo di donne di malaffare, d'altronde Pons Copacij  significa ponte dei briganti e quest'appellativo parrebbe avvalorare la tesi.
Si lascia al lettore trarre le dovute conclusioni, la cappella venne abbandonata ai primordi dell' epoca moderna, perché il fenomeno dei pellegrinaggi si era
notevolmente ridimensionato, e la funzione della chiesetta era venuta meno
 
             
Particolari della chiesetta romanica dedicata a Maria Maddalena
La porta Pontis
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