Le vie Francigene ... ovvero la via Romea Canavesana
 

Contrariamente a quanto di dominio pubblico, la Via Francigena non era una strada intesa nel senso moderno del termine, ma un itinerario di vari percorsi

che dopo aver divagato gli  uni dagli altri tornavano ad incontrarsi in luoghi particolari. E' quindi certamente più corretto parlare di Vie Francigene al plurale che di

Via Francigena al singolare. Su questa falsariga le Associazioni Culturali F. Mondino e Mattiaca di Mazzè, come già sperimentato da altri, hanno sviluppato un progetto

per il ripristino della antica via detta "Via de Mazato" collegante Ivrea a Livorno Ferraris, passando per Scarmagno, Candia C.se, Caluso, Mazzè e Villareggia, allo scopo di

far rivivere l' antico mondo dei pellegrinaggi medievali in chiave moderna, sottolineandone gli aspetti religiosi e culturali. Questo itinerario francigeno, chiamato Via Romea

Canavesana per distinguerlo da quello che ricalcava la Via della Gallie, lungo una quarantina di chilometri e tocca ben 19 comuni compresi tra le Province di Torino e Vercelli,

 riscoprendo una fitta rete di legami dimenticati a causa del tumultuoso sviluppo economico del secolo scorso. La base storica alla quale il progetto si riallaccia, ribadendo

che la tanto nominata Via Francigena transitante sulle pendici della Serra, dovrebbe essere più opportunamente chiamata "Itinerario di Sigerico" dal vescovo inglese

che lo percorse nel 990 d.C., e la rete stradale romana, con in evidenza la strada militare Ivrea-Quadrata e le sue varianti alto medievali. In ossequio alle direttive proposte

dalla Comunità Europea a proposito delle vie di carattere religioso, la Via Romea Canavesana deve quindi essere considerata un diverticolo dell'itinerario di Sigerico,

senz'altro più comodo per i viandanti provenienti dal nord Europa e diretti a Pavia. Oltre alle prove documentali, considerando che le vie Romee sono state il miglior

veicolo per la diffusione del romanico, si contano lungo il percorso e le sue varianti una cinquantina di costruzioni risalenti ai secoli XI-XII-XIII, tra le quali senz'altro primeggia

la chiesa di San Stefano al Monte di Candia. Inoltre, a parte quelle locali dei Monferrato e dei Savoia, in vari luoghi sono

state ritrovate monete coniate a Pavia per conto degli Imperatori di Germania ed altre prodotte a Tessalonica (Grecia)

per conto degli Imperatori bizantini di Costantinopoli (Istanbul) e dei sovrani del Regni cristiani di Terrasanta, il che

dimostra chiaramente un notevole transito di viandanti. A livello economico, pur non essendo questo lo scopo

primario del progetto, tenendo presente che la Via Romea Canavesana non termina a Ivrea o a  Livorno Ferraris, ma prosegue,

a mezzo di itinerari consimili, da un lato verso Pavia e dall'altro verso Aosta, si crede non possano sussistere dubbi su

quanto importante l'iniziativa possa  essere per la promozione dei Comuni coinvolti, rendendoli finalmente protagonisti

di un'offerta turistica interessante e completa. II modus operandi adottato delle  Associazioni culturali F. Mondino e

 Mattiaca per portare a termine l' impresa, è  stato quello di interessare al progetto le Associazioni culturali locali,

ricevendo ovunque buona accoglienza e collaborazione. Con queste premesse, e se si riuscirà

nell'intento di creare un'efficiente rete di sinergie tra i vari Comuni, si è fiduciosi di poter attivare entro breve tempo il

 tratto compreso tra Villareggia e Candia, ottenendo cosi i primi riscontri per procedere ad eventuali aggiustamenti.

 Molto interessante  il dipinto murale al centro di questa cappella, raffigurante la vergine che allatta il bambino,

un'opera del XVI secolo certamente tratta da un'icona medievale prima collocata in un altro settore della chiesa.

Si tratta di una Madonna del Latte di ispirazione lombarda particolarmente interessante, se non altro perché la Vergine

porge a Gesù bambino il seno sinistro e non il destro come di norma, una tipologia rara ma non sconosciuta e sicuro

segnacolo del transito di pellegrini e di viandanti.

 
 
 
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