San Pietro - Casale
                                
                                                                                Don Piero Solero                                                       Inaugurazione Monumento a Casale 
 

Nel 1933 don Pietro Solero, personaggio nato a Casale di Mazzè, noto quale cappellano militare, fotografo di montagna ed alpinista, in una monografia

sulla storia di Tonengo, cita la locali San Pietro, zona posta al limitare dei comuni di Mazzè e Rondissone, all'epoca oggetto di lavori finanziati dal Consorzio

Irriguo di Chivasso.  Le opere consistevano nello scavo di un canale che prelevate le acque dalla Dora Baltea,le conduceva ad una centralina di pompaggio avente

 il compito di innalzarle sino alla pianura sovrastante, dove sarebbero state utilizzate per l'irrigazione dei campi. Durante questi lavori il Solero,allora ragazzo, rovistando

 tra  gli scavi rinvenne vari oggetti d' origine romana, quali embrici, mattoni, piccole lucerne, delle monete ed i resti di un sono di difficile interpretazione.

Qualche anno dopo, divenuto prete, nel redigere una monografia su Tonengo, ebbe a ripensare alle leggende recitanti l' esistenza a sud di Casale, di una chiesa e di un

paesetto abbandonato da secoli chiamato San Pietro, deducendo che i reperti da lui rinvenuti erano la testimonianza che la leggenda aveva un fondo di verità. Molti anni

dopo, a seguito della  segnalazione di alcuni contadini, si ebbe la conferma delle deduzioni di don Solero, perché si rinvennero nella zona delle tombe ad incinerazione

d'epoca romana, contenenti i reperti ora visibili nella bacheca posta nella sala consiliare del Comune di Mazzè. Il sacerdote non si limitò ad ipotizzare l'esistenza

di un abitato, ma, proseguendo nelle sue ricerche, si convinse che il paesetto di San Pietro era il luogo in cui vivevano gli addetti ai lavaggi d' oro poco distanti e che,

dopo abbandonato il paese avessero in seguito fondato Casale e forse anche Tonengo.  Dopo questo lungo preambolo, alla luce delle scoperte avvenute negli ultimi tempi,

si ritiene possibile trarre alcune conclusioni:

 

1…. A San Pietro esisteva effettivamente un insediamento antico d'origine romana, forse databile al primo  secolo d.C., e dopo la cristianizzazione del territorio della

pertica di Ivrea, venne costruita una cappella titolata al principe degli Apostoli.  Vista la posizione  anche possibile che la pieve che gli storici attribuiscono

a Rondissone, in realtà fosse localizzata qui.

2…..Anche se l'ipotesi non  scartabile a priori, non pare probabile che San Pietro fosse il luogo in cui vivevano gli addetti ai lavaggi auriferi, perché per ordine del

Senato di Roma, tutte le aurifodine italiche furono abbandonate nel corso del primo secolo a.C. mentre i reperti ritrovati paiono essere stati fabbricati due secoli dopo

è quindi più credibile che San Pietro  abbia avuto origine da una villa rustica di proprietà di qualche veterano romano installatosi in zona.

 

3…. Poiché durante le guerre che imperversarono in Canavese lungo tutto il XIV secolo, non se ne ha più notizia, molto probabilmente gli abitanti di San Pietro

abbandonarono il paese almeno tre secoli prima,. a causa delle scorrerie degli Ungari, forse riparando nel ricetto di Mazzè, da poco edificato dagli abitanti del circondario.

 

4…. Non si crede possibile che Casale e Tonengo derivino da San Pietro, il tempo intercorso tra la distruzione del paese antico e la nascita degli abitati moderni  troppo vasto.

Tonengo  nato nel XVII secolo, probabilmente fondato da profughi monferrini provenienti da Monteu da Po e zone limitrofe.  Per quanto concerne Casale, anche se certamente

più antico, tanto  che sino al XVIII secolo Tonengo era chiamato Cascine di Casale, non pare possa accampare simili origini, anche se qualche remota possibili potrebbe esistere

 perché durante i lavori di ricostruzione di uno stabile, sono stati rinvenuti i resti di quello che potrebbe essere stato un crogiolo adatto a fondere oro.  In ogni caso  pin probabile

che gli abitanti di Casale provenissero dall'antica Mattiacus, ora San Lorenzo, località abbandonata completamente nella seconda metà del XIV secolo. Sarebbe opportuno che

 in regione San Pietro fossero eseguite delle ricerche approfondite, in particolare nell' area detta"Bosa di Bertoldo" solo cosi sarà possibile formulare altre ipotesi.

 
 
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