Stele funeraria e il Tumulo della Bicocca |
La Stele posta in Piazza della Repubblica La sommità del Monte Bicocca |
"Nel marzo del 1988 veniva eseguito lo svuotamento del bacino artificiale della Dora Baltea, a monte della diga di Mazzè, allo scopo di rendere possibili i lavori di manutenzione alle paratoie dello sbarramento. Tale evento eccezionale consentiva l' osservazione diretta e l' esplorazione accurata del letto e delle sponde del fiume, in quanto la corrente era tornata a scorrere nel letto originario, precedente la costruzione della diga e del bacino" con queste parole il prof. G. Cavaglia iniziava l' articolo comparso in una pubblicazione edita nel 1993 dall'Associazione F. Mondino, in occasione di una manifestazione celebrativa del ritrovamento della stele di Mazzè Il ritrovamento fu del tutto casuale, la forma allungata di quel rozzo obelisco appoggiato alla riva della Dora attira l'attenzione di alcune persone che informarono l'allora sindaco di Mazzè del ritrovamento, dando cosi inizio all' iter necessario per il recupero, sfociato con il trasporto del pietrone in paese. In seguito, ricevuta una sovvenzione dalla Fondazione CRT, l'Associazione F. Mondino provvide a fame un calco, Ora al Museo delle Antichità di Torino, curando anche la sistemazione dell'originale nel luogo in cui oggigiorno si può ammirare. A circa quindi anni da questi avvenimenti , alla luce degli studi più recenti, si può concludere che il monolite è probabilmente un menhir riutilizzato dai Salassi quale stele funeraria e cippo di confine e che gli archeologi concordano unanimemente a datare il reperto al VI secolo a.C., coevo alla prima età del ferro in Canavese. L’esemplare, dotato di una sagoma lenticolare rastremata alla sommità superiore, è stato ricavato da un blocco di gneiss con le impurità caratteristiche dei materiali prelevati da cave site nelle Alpi occidentali, è lungo 420 cm. Ed ha un peso di circa 2500 chili e non è unico, ne esiste un altro del tutto simile a Chivasso, utilizzato sino a poco tempo fa come panchina. Ad onor del vero, si conosce anche un altro pietrone di forma similare a Lugnacco in Valchiusella, ma in questo caso i pareri degli esperti sono discordi, anche perché il reperto fu riutilizzato in epoca medievale, subendo ogni sorta d'ingiuria. Messo al sicuro il reperto, sorse immediatamente la questione della sua provenienza, perché era ovvio che in origine il monolite doveva essere stato collocato in luogo diverso da quello di ritrovamento. Dopo non pochi sopralluoghi ed infinite discussioni, la Soprintendenza Archeologica del Piemonte e specificatamente il dott. F.M. Gambari, concluse che la collocazione originaria della stele doveva essere
stata
la sommità della Bicocca, una collina a picco sul vallone della Dora, da
cui era probabilmente era franata nel Burne.
sulla quale sorge il castello e il centro
storico di Mazzè.
"La voce Bicocca, che nell'italiano odierno designa una casupola o catapecchia nella forma latina medievale bicocca indicava una piccola rocca o castello alla sommità di un monte. La parola latina d'etimo incerto, ma sembra originata dall' unione delle voci bica, longobarda, indicante mucchio e rocca, dal latino volgare, da base mediterranea, indicante fortezza in luogo elevato, o semplicemente rupe". Stante la forma di questa collina, curiosamente ridondante i tumuli funerari d'oltralpe, il 3 Dicembre 1991 si eseguirono dei sondaggi, raggiungendo la profondi di metri 2,50,
senza però ritrovare alcunché
d'interessante, salvo spezzoni di laterizi e ciottoli spezzati mischiati
a lastre di gneis di forma piatta. Allo stato delle cose, si può concludere che un tempo alla sommità della Bicocca esisteva una costruzione, forse di carattere militare, andata distrutta per naturale deterioramento o per intervento dell'uomo. Recentemente il dott. Gambari, per il quale il sondaggio avvenuto più di dieci anni fa non è stato assolutamente esaustivo, venuto a Mazzè per decidere sulla collocazione definitiva del monolite, ha prospettato l' ipotesi che i Salassi ponessero queste steli alla sommità dei loro tumuli funerari, quale segnacolo delle sepolture e cippo di confine. E' facilmente intuibile che per giungere ad una risposta definitiva, sarebbe opportuno approfondire i sondaggi alla sommità della Bicocca sino ad una quota ben maggiore di quanto avvenuto nel 1991. Ci si augura che questo possa avvenire, perché il ritrovamento di una tomba dell'età del ferro di queste dimensioni, oltre a colmare una gravissima lacuna nella conoscenza della preistoria del Canavese, avrebbe una ricaduta turistica notevole per tutto il territorio. |
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